Il ‘Presepe meccanico’ di Ninì sapone, animandosi nei suoi personaggi e nella scenografia dei luoghi, cattura irresistibilmente l’attenzione di bambini e persone di ogni età. Ad esso si aggiunge una Mostra di Presepi dall’Italia e dal mondo allestita annualmente nel Museo diocesano, con manufatti in materiali e tecniche diversi, provenienti dalle varie regioni d’Italia e da Europa, Africa, Asia e Americhe.
Un percorso suggestivo che rinnova la magia della Notte Santa.
Lucia Lojacono*
Fin dalla fine del Settecento, in Calabria e, in particolare, a Catanzaro trovò ampia diffusione una particolare forma di teatro popolare legato al Natale, ‘U prisebbiu chi si motica (Il presepio che si muove). Essa attesta quanto radicato sia nella nostra tradizione il senso di stupore che suscita ed il fascino che esercita un presepe che abbandoni la staticità dei suoi protagonisti per ‘prender vita’: ciò era particolarmente vero un tempo quando, ancora lontana l’attuale evoluzione tecnologica, non era agevole ‘animare’ le singole figure presepiali e gli elementi di contesto.
L’arrotino che mola la lama, il fabbro che batte il ferro sull’incudine, la tessitrice che aziona con piedi e braccia il telaio, il pescatore che getta la lenza, la donna che lava i panni, il vasaio che gira il tornio, il contadino che zappa, le pale del mulino che girano, le porte che sbattono: questo ed altro concorre a destar l’incanto, in particolare, dei bambini che varcano la soglia della chiesa del Santo Cristo a Reggio Calabria ove, per la generosa disponibilità dell’Arciconfraternita dei Bianchi, è ospitato il Presepe meccanico di Ninì Sapone.
Antonio Sapone, detto Ninì, è stato uno dei più sensibili maestri presepisti italiani. Una passione che manifestò fin da ragazzino progettando e realizzando presepi con i materiali più diversi.
«I suoi piccoli tesori – racconta la figlia Adriana – prendevano forma in vasi, cocci, giare, televisori, conchiglie, tazze e nei caratteristici bomboli (che si adoperavano soprattutto in passato per tenere l’acqua al fresco), trasformati dalla sua pazienza certosina e dal suo estro in autentici capolavori…Curvo per ore su un coccio, un quadro, un guscio di noce, dava forma a montagne, cavità, casolari, stradine, in recipienti troppo piccoli per le sue grosse mani, ma non per la sua ingegnosità, rendendo palpabile il suo anelito di promozione e salvaguardia del culto del presepio».
Fondamentale fu il sodalizio con don Matteo Plutino che nel 1981 lo avvicinò all’Associazione Italiana Amici del Presepe, dando vita a una Sezione reggina che, dopo la scomparsa del sacerdote, fu a lui dedicata.
Nello stesso tempo decisivo fu l’incontro con Vito Marinelli che lo iniziò ai segreti della meccanica e dell’elettricità, spingendolo ad abbandonare la staticità delle statuine e dei paesaggi per dar vita ai primi pastori in movimento e alla conseguente animazione scenografica del contesto. Ne nacque il capolavoro di Ninì Sapone, l’opera che per anni ha affascinato e catturato l’attenzione di bambini e persone di ogni età: «Il Presepe meccanico – afferma Adriana – dove tutto diventa elemento portante di quel villaggio millenario che, animandosi, si trasforma per incanto in un vero e proprio gioiello tecnologico dall’invidiabile suggestione».
Alla creazione personale di presepi Ninì affiancò negli anni la ricerca di statuine e presepi per arricchire la propria collezione, documentando usi, costumi e tradizioni del Natale legati non solo alle varie regioni d’Italia, ma anche ai Paesi europei ed extraeuropei. Fu così che maturò l’idea di dotare la città di Reggio Calabria di un Museo dedicato, che riunisse ed esponesse le testimonianze raccolte: nacque nel 1997 in via Filippini il Museo del Presepe, cui erano annessi un archivio, una biblioteca e un laboratorio per quanti volessero apprendere l’arte presepiale.
Nel 2012 i figli Adriana e Gianni, per dare un seguito concreto all’opera di divulgazione del padre, immaturamente scomparso nel 2008 – era nato a Bianco (RC) nel 1942 – hanno donato al Museo diocesano la straordinaria collezione paterna, nucleo essenziale del Museo del Presepe di via Filippini.
Tra le opere appartenenti alla Collezione di presepi “Ninì Sapone” risaltano le statuine in ceramica dei fratelli Allegra di Reggio Calabria e quelle in terracotta di Giuseppe Pesa di Seminara, i manufatti in cartapesta di scuola siciliana del maestro Antonino Indovina datati al 1860 circa, le fantasiose composizioni di Francesco Scarlatella di Caltagirone, i gruppi ispirati al Settecento napoletano opera del maestro Antonio Greco di Castellamare di Stabia e Antonio Malacario di Boscotrecase, quelli in cartapesta di scuola leccese di Marco Epicochi, le pregevoli creazioni di Alberto Finizio ed una, in particolare, di Adelma Rita Giani, i presepi bergamaschi in gesso, quelli liguri in ceramica policroma verniciata a fuoco opera di Delia Zucchi e, ancora, le composizioni lignee di Karl e Heinrich Demetz di Ortisei in Val Gardena.
Ad essi si aggiunge una sezione dedicata ai Presepi dal mondo, con manufatti in materiali e tecniche diversi, provenienti da Europa, Africa, Asia e Americhe.
Poiché il Museo diocesano non dispone di un unico ampio spazio in cui allestire un’esposizione permanente dei presepi, una parte della Collezione è esposta nei locali dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, presso il Seminario regionale Pio XI di Reggio Calabria, il resto è allestito annualmente in Mostra temporanea nel portico del Museo ed il grande Presepe meccanico è ospitato nella chiesa del Santo Cristo o dell’Arciconfraternita dei Bianchi, a pochi metri dal Museo.
Attualmente il Presepe meccanico di Ninì Sapone, ricostruito dal nipote Maurizio De Marco, traduce un bozzetto dell’autore e con l’impiego di avanzate tecnologie elettroniche racconta, nell’alternarsi delle fasi del giorno, il passaggio della Cometa e la nascita del Salvatore, tra mirabili giochi di luce ed effetti scenici.
Sono intuibili le ragioni che motivano l’interesse del Museo diocesano per l’arte presepiale: aldilà del pregio artistico e della qualità estetica delle singole opere, ciò che assume significato è che attraverso di esse si rivela e si esprime in modi e linguaggi straordinariamente efficaci, proprio perché popolari, la storia della Salvezza.
Nel caso della Collezione di presepi “Ninì Sapone” il compito di ‘far parlare’ le opere è affidato non tanto e non solo all’allestimento quanto all’attività didattica che i Servizi educativi museali hanno posto in essere. Alle scuole di ogni ordine e grado, ma anche a bambini, giovani e adulti appartenenti a comunità parrocchiali, movimenti ecclesiali e associazioni culturali, è proposta la visita guidata e l’attività Viaggio nel Presepe: un’esperienza didattica attorno al tema della Natività tradotto e reinterpretato nelle iconografie, forme, materie e tecniche più svariate, come ben esemplificato nei gruppi presepiali recentemente acquisiti.
In particolare, nel caso dei bambini, il Viaggio nel Presepe ha inizio davanti a quello meccanico di Ninì Sapone: qui essi ascoltano il racconto del sacro evento attraverso le parole dei Vangeli dell’Infanzia di Luca e di Matteo, rapiti dal succedersi delle fasi del giorno, in un’alternanza di giochi di luce ed effetti sonori mentre gli educatori che li accompagnano sottolineano il significato simbolico dei singoli personaggi, dei colori usati, delle attività manuali illustrate.
La successiva visita a alla Mostra allestita in Museo offre loro un itinerario che, partendo dalla Calabria, attraversa le varie regioni d’Italia, giunge al Trentino Alto Adige e poi, ancora, si trasferisce nel resto d’Europa e nei continenti extra-europei, occasione per far comprendere il senso del Natale, seppur tradotto e reinterpretato in modi differenti.
La ricchezza della Collezione Sapone consente di illustrare come l’evento della Natività di Gesù sia reso, anche attraverso velati simbolismi, nelle diverse situazioni rappresentate (mestieri e attività manuali ormai scomparsi, i personaggi tipici della tradizione presepiale calabrese, il Presepe contadino nell’interpretazione del napoletano Alberto Finizio, quello regale e fantasioso di manifattura inglese o, ancora, il Presepe Masai, solo per citare alcuni esempi). In particolare, affascinano e rapiscono la fantasia di grandi e piccini i Presepi dal mondo i quali, con la diversità dei loro tratti fisiognomici o, ancora, dell’abbigliamento, offrono tangibile prova dell’universalità del messaggio cristiano.
In conclusione, la Collezione di Presepi “Ninì Sapone” arricchisce il patrimonio d’arte del Museo diocesano, testimoniando il valore del Presepe, la sua arte e il fascino che da esso promana a quanti siano interessati a esserne non solo destinatari, ma anche continuatori e promotori.
* Direttore del Museo diocesano “Mons. Aurelio Sorrentino” di Reggio Calabria