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“Il Sacro Teatro”nel racconto di Corrado Alvaro

Dal Libro sussidiario di cultura regionale, ormai introvabile, il racconto, semplice e completo della Pasqua, nel ricordo dello scrittore di San Luca

 

Paesaggio di Aprile

Questo è il mese della buona Pasqua. Quando il Signore risorge sembra che una benedizione si propaghi sui campi.
La mattina di Pasqua, dalle case dei paesi, la terra appare fiorita in una mattinata. Le acque dei fiumi sembrano arrestate e giacciono come specchi nella valle. La terra si stende placida a ricca.
La certezza del frutto è in tutti gli uomini che hanno lavorato. Nelle strade si rianimano i balli. Tra un corodi ragazzi e di donne che battono le mani in cadenza, i popolani danzano. Si sente picchiare il loro piede nudo sulla morbida terra. L’orizzonte è limpido. Dei paesi lontani si scorgono distintamente le case e sembra di toccarle con mano. Dalla pozza d’acqua al ciottolo nel sole tutto è chiaro e lucente come se la terra fosse coperta di gioielli.

La Settimana Santa

 

Per tutta la Settimana Santa, paesi interi della Calabria non fanno che seguire atto per atto la Passione, la Morte e la Resurrezione. Vi partecipa tutto il popolo, e tutte le case diventano gravi, come se celebrassero in quei giorni i loro dolori, le loro sofferenze, e i mattini della loro gioia. Il pastore è sceso dalla montagna e passa la Domenica delle Palme seduto sul pavimento della chiesa a intagliare col coltelluzzo la croce nel legno tenero dell’ulivo. Ma la Domenica delle Palme è passata, bianchissima, tra le palme gialle e i rami argentati dell’ulivo. La Settimana comincia.
La Madonna è stata vestita d’un mantello nero che le copre il viso, e mostra soltanto la fronte immacolata. È stato già eretto il Sepolcro nel mezzo della chiesa. Il sepolcro è segreto e solenne. È fatto a gradini sui quali poggiano, come colonne, le coperte più belle, di filo e di damasco che vi siano in paese. Ad ogni gradino sono state posate le piante del grano cresciuto nelle cantine, bianco come l’alabastro. C’è, nella chiesa, un odore di ceri e di consunzione.
I ragazzi passano, incantati, le ore in chiesa. Ognuno ha legato delle cannuccie a uno spago e sta attento alle parole del predicatore che ricorda la Passione alla Madonna ammantata e alle donne sospirose che stanno in ginocchio. Quando le immagini della sofferenza divina sono ricordate dal pulpito, e il prete parla al Crocifisso coperto di seta violacea, si ode per la chiesa un battere di pugni sui petti e il fruscio delle cannuccie che i ragazzi si danno sulle spalle in segno di penitenza e di disciplina. Intanto le campane sono legate, il paese è come muto e attonito. La squilla più acuta della campana è rimasta sospesa e muta, mentre il gracidio del legno agitato dal sagrestano schianta l’aria. La gialle candele delle Tenebre si spengono una dopo l’altra come speranze finite. L’ultima brilla al sommo del triangolo, davanti all’altare spogliato e si spegne anch’essa.   E da tutti i banchi si leva un rumore desolato. La chiesa è nel buio, e il cuore degli uomini è nello sconforto.

La Passione

La Passione del Signore comincia il Giovedì Santo. Gesù è nell’orto a pregare. I suoi discepoli si sono addormentati. Ed ecco arriva Giuda, che lo ha venduto agli ebrei, e lo indica alle guardie accostandoglisi e baciandolo. Per un momento sembra che la redenzione del mondo vacilli. I discepoli sono dispersi. San Pietro aspetta di sapere che cosa è accaduto del Signore, com’uso
fra i servi di Caifasso. Ed ecco una serva che lo riconosce e gli domanda se non sia uri discepolo di Gesù. Pietro risponde di non conoscerlo. Si sente fuori il gallo cantare, e quel canto sveglia i pensieri di Pietro il quale si accorge di aver rinnegato
il Salvatore e piange.

In Calabria, le croci delle chiese sono sormontate dal gallo col becco aperto, e sono circondate da tutti i segni della Passione
: ecco i chiodi che servirono a in chiodare Gesù alla Croce; ecco la mano che lo schiaffeggiò, ecco la spugna del fiele, in cima alla canna; la lancia che gli passò il petto; il lino della Veronica. La notte del Giovedì Santo, i pastori nei paesi fanno un
grande falò in piazza e vi siedono intorno, in memoria della notte di San Pietro. Da noi ogni paese ha eretto, su una collina, tre croci: il Calvario. Nella notte del Venerdì Santo si va in processione dietro a qualcuno che porta la Croce, e gli uomini del paese fanno a gara nel canto delle invocazioni e delle implorazioni.
Tutto il paese vuol soffrire in questi giorni, e si vedono le processioni di uomini che portano sul capo corone di spine, o che reggono col capo delle campane di spine che scendono fino alle gambe nude. I più piccoli portano corone di vitalba e reggono le cocche del lenzuolo in cui giace il Corpo del Signore, trafitto e sanguinante.

Pasqua

È rimasta in alcuni paesi della Calabria la tradizione delle sacre rappresentazioni. Si rifanno gli atti della Passione di Gesù, con personaggi vivi o con immagini. Il popolo assiste al sacro teatro. All’alba del Sabato la Madonna ammantata di nero è portata pei campi. Il grano è già verde ed alto; la primavera sta per nascere. La mattina si vede la Madonna ammantata correre pei campi a interrogare dov’è il suo Signore Figlio. Ma i campi sono deserti. Più tardi tutto il popolo si riversa nelle strade e aspetta l’annunzio della Resurrezione. Ecco che dalla porta della chiesa esce una figura vestita come un sacerdote e corre veloce verso i campi. Corre come una colomba e un angelo. È San Giovanni. Egli porta sul petto la scritta: Il Signore è risorto. Traversa la piazza, vola sulla gente prostrata, lo si vede già pei campi cercare la Madonna.
La trova solitaria su una collina, s’inchina al suo cospetto e le dice: Il Signore è risorto. La Madonna lo guarda attraverso il mantello che le copre la fronte, e fa un cenno di diniego. Ella vuol credere al miracolo, ma aspetta di vedere il suo Signore. Ed ecco San Giovanni di nuovo in istrada. Corre, corre, corre verso la Chiesa la cui porta è spalancata, e che è già tutta illuminata. Ne esce di nuovo, subito, accompagnato da una processione che porta l’immagine di Gesù trionfante con lo stendardo fra le mani divine, avvolto nell’azzurro mantello. Le campane improvvisamente si mettono a suonare a festa.
La Madonna, dalla collina, ha veduto il Signore affacciato sul popolo che si batte il petto, e corre incontro al suo Figliuolo. Si incontrano in mezzo ai prati. Dalle spalle della Madonna cade il mantello di lutto, ed ella riappare vestita di stelle e incoronata come nelle belle sere di maggio. Il Signore e la Madonna, uno accanto all’altra, proseguono il cammino attraverso i prati, fra il popolo giubilante, felici Madre e Figlio. Sui campi piove la benedizione del cielo.

 

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