Giacinto Marra, operatore culturale da lunga data, continua a interrogarsi, senza arrendersi, sul nostro mondo, a partire dalle responsabilità personali di ciascuno, perché la Calabria non sia “irredimibile” come un eminente politico ebbe a dirgli.
Si può cominciare anche da piccole comunità come lui ha fatto e sta facendo nella sua Rovito, con la creazione di un Circolo di Cultura e un Punto di Lettura
Giacinto Marra
Mi piacerebbe vedere un mondo migliore di come è. Una Calabria migliore di come è, assumendo un punto di vista, una chiave di lettura alternativa a quella dominante, come tesoro nascosto da dissotterrare e da esporre senza più sensi di colpa. Ma non posso realizzarla io. Io da solo.
Posso invece cominciare a impegnarmi a cambiare me stesso, e insieme, a cercare compagni di viaggio animati dallo stesso mio desiderio di aiutare quelli a noi prossimi, i giovani soprattutto, a una maggiore autostima, cercando di suscitare in loro lo stesso nostro desiderio di provare a liberarci dallo stereotipo e anche dai limiti che ci imprigionano dentro uno schema insopportabile.
Ma tutto questo non autoritativamente, non “spingendo” affinché accada, bensì offrendo alla libertà dei destinatari della nostra iniziativa degli spunti di riflessione capaci di attivare domande e suscitare il desiderio di trovare risposte.
E tale aiuto, sebbene proposto in un piccolo insignificante paesino calabrese, se autenticamente offerto, e recepito, come tale e nella sua assoluta gratuità, è suscettibile di esprimere una valenza contagiosa, replicabile, paradigmatica: è possibile, si può fare. Che se poi proprio Collocazione a Rovito del “Circolo di Cultura Tommaso Cornelio e del “Punto di Lettura Corrado Alvaro” dovesse far storcere il muso, basterà riflettere che in fondo dire Rovito, seppure elevato al rango di periferia urbana, è ormai come dire Cosenza.
Come, d’altra parte, Rovito, Cosenza, sono Calabria. Or dunque, nel 1950 ci si accostava alla Calabria con curiosità di conoscere e di sapere, con interesse, con ‘simpatia’. La Calabria, e il Sud, erano al centro di attenzioni, preoccupazioni. In generale – potremmo dire – di sentimenti e interessi positivi delle classi dirigenti nazionali.
Oggi sembra essere andata definitivamente smarrita la grande tensione ideale e la progettualità riformatrice, mentre è dissolta quasi del tutto, nella coscienza degli italiani, l’afflato solidaristico che a quella tensione faceva da sfondo e che di quella tensione era supporto. Dal tempo in cui sono state istituite le Regioni, e verosimilmente proprio a causa di questa svolta nell’architettura istituzionale della nostra Italia, nella coscienza collettiva nazionale una realtà come quella calabrese è diventata più un luogo oscuro che l’oggetto sociale di slanci solidaristici.
Le classi dirigenti politiche e culturali calabresi hanno grandissime, prevalenti, responsabilità. Lo Stato poco di meno, ma altrettanto gravi. Fatto sta che, come ebbe a dirmi un altissimo politico italiano con responsabilità internazionali, la Calabria è “irredimibile”.
E penso che questo sia un pensiero oggi largamente diffuso.
Un ‘giudizio’ realistico ma non accettabile!
In Calabria una parte del popolo vive nella più assoluta inconsapevolezza, come foglie portate dal vento. Un’altra parte è rassegnata, o scettica. Molti sanno, ma gli sta bene così, perché vi possono sguazzar dentro. Chi può emigra. Pochi provano a sperare contro ogni speranza.
Sapendo che siamo una goccia nell’oceano
Madre Teresa di Calcutta
Noi fra questi. Noi siamo poco più di niente, un piccolissimo gruppo, molto eterogeneo, per età, condizione sociale, sesso, orientamento politico, credenti, miscredenti, non credenti, che vorremmo cercare di sperimentare una novità, non assoluta, ma rara, in un paesino della Calabria – Rovito – vale a dire la nascita del “Circolo di Cultura Tommaso Cornelio” con lo scopo di seminare il piacere della conoscenza attraverso la lettura dei libri; attraverso la lettura dei bisogni del territorio; attraverso la lettura dei segni dei tempi.
Rovito trova posto nella stona per aver dato i natati a Tommaso Cornelio che, nel Seicento, fece conoscere il pensiero di Cartesio a Napoli, e che, quando il Regno di Napoli era una nazione europea, si segnalò tra i maggiori esponenti, se non il maggiore, della Rivoluzione scientifica meridionale. Dunque un innovatore. In secondo luogo, Rovito è noto per il triste epilogo, avvenuto nel Vallone omonimo, della spedizione dei Fratelli Bandiera.
Triste epilogo, certo, ma fulgida testimonianza dell’antica aspirazione di dare concreta realizzazione all’idea di Nazione, vagheggiata da sempre e sempre ostacolata da quelli che oggi si chiamerebbero poteri forti, allora come oggi, poteri avversi ai sentimenti più autentici di libertà e fraternità fra i popoli e le Nazioni. Un secondo aspetto della ‘novità’ è dato dalla costituzione della Biblioteca, con laterali iniziative a favore della lettura.
L’unica gioia al mondo è cominciare, sempre, ad ogni istante
Cesare Pavese
Il rango di ‘novità’ riviene dal fatto che si tratta di una biblioteca (ancora in nuce, donde il più pudico nome “Punto di Lettura”, intitolato a Corrado Alvaro) assolutamente privata, che né attinge né vuole attingere, a fondi pubblici, almeno fino a quando non sarà sufficientemente robusta, ma che è aperta al pubblico, anche con servizio di prestito. In Italia si legge poco. E in Calabria ancor meno. Ma se si hanno poche parole in testa non è che si possono avere grandi pensieri.
Sulla porta a vetri del Circolo è scritto “Se sei in cammino, in ricerca, qui trovi. Ma non risposte, domande”.
Un terzo aspetto di ‘novità’ è costituito dal fatto che si intende favorire la lettura del territorio’: i mutamenti in atto soprattutto (impoverimento demografico, abbandono dei luoghi, accorpamento di Comuni, area urbana, le due Italie, la qualità dell’istruzione, l’incidenza dall’università…).
Se si nasce e si muore, è pur vero che non si nasce per morire ma per incominciare
Hannah Arendt
Un quarto aspetto, infine, è dato dall’intenzione dichiarata di favorire, con opportune attività, la valorizzazione delle risorse esistenti, a cominciare dal capitale umano, favorendo una rete di relazioni non familistiche; e poi un affaccio, almeno un affaccio, sul mondo (quale rapporto fra locate e globale; le migrazioni; gli assetti geopolitici; gli squilibri sociali; la distruzione in atto dell’ecosistema; le inaccettabili diseguaglianze nei e tra i paesi; la pace). Noi insomma intendiamo dare acqua, sperando che il cavallo, prima o poi, beva.
Perché oggi, più che mai, o riprendiamo in mano noi calabresi il nostro destino, a cominciare anche dai luoghi piccoli dove viviamo, assumendo una visione che vada oltre la punta del nostro naso, o il declino sarà inarrestabile.