Valerio Marinelli, Ingegnere nucleare, e, per scelta, biografo di Natuzza  ha scritto dieci libri diversi su Natuzza Evolo. Nessuno meglio di lui conosce il fenomeno Evolo, e nessuno meglio di lui può oggi considerarsi il vero unico grande biografo ufficiale della donna che “parlava con i defunti” e aveva le stigmate.

Valerio Marinelli nasce in Calabria, a Rosarno, il 9 maggio 1942, e si laurea in Ingegneria Nucleare presso il Politecnico di Torino nel 1967. Dal 1969 al 1975 è ricercatore presso il Centro Studi Nucleari della Casaccia del CNEN, l’attuale ENEA.

Lascia i ruoli dell’Università il 1° novembre 2012, ma in realtà rimane ancora oggi protagonista accademico di primissimo ordine al Campus di Arcavacata.Un uomo che lascia un segno indelebile della sua presenza e delle sue ricerche nella grande Università calabrese.

Un curriculum vitae come il suo metterebbe in crisi chiunque, è successo anche a noi, ma per fortuna è lui che fa il primo passo per evitarci di sentirci a disagio: “Se lei vuole – mi dice –  possiamo anche darci del tu”.

Valerio Marinelli

Professore, come nasce e quando nasce in lei l’idea di occuparsi di Natuzza? Quando, il suo primo incontro con lei?
Alla fine del 1975, dopo aver lavorato per sette anni presso il Centro Ricerche e Studi Nucleari della Casaccia (Roma) in qualità di ricercatore, ero tornato in Calabria perché avevo avuto un incarico di insegnamento all’Università di Arcavacata. Qui ho incominciato a sentire parlare di Natuzza, della quale si raccontava che vedesse e parlasse con Gesù, con la Madonna, con i defunti e che avesse anche delle facoltà straordinarie più tangibili quali l’emografia, la bilocazione, le stimmate…

Poiché io avevo dei problemi irrisolti con la fede: ero stato educato in una famiglia cattolica ma dai tempi dell’Università  avevo smarrito la fede e mi chiedevo se Dio esistesse veramente o no, pensai che i fenomeni di Natuzza, se studiati e accertati come veritieri, potevano costituire delle prove importanti dell’esistenza di Dio e dunque, occupandomi anche di questo argomento, avrei potuto fare una cosa utile per me stesso e forse  per gli altri.

Iniziai leggendo il libro di Francesco Mesiano I fenomeni paranormali di Natuzza Evolo e interrogando alcuni testimoni ancora viventi. Poi, nel 1977, mi recai personalmente da Natuzza e le proposi di venire a trovarmi in bilocazione presso l’Università della Calabria, dove, insieme ad alcuni colleghi, avremmo ripreso con la telecamera la sua bilocazione per poterla verificare e studiare. Allora io avevo solo 35 anni ed ero piuttosto intraprendente e sicuro di me.

Tra tutte le sue facoltà, io ero attratto in particolare dalla bilocazione perché, secondo me, e anche secondo il parere di alcuni teologi e studiosi, essa costituisce una prova notevole dell’esistenza dell’anima, non potendosi proiettare a distanza un corpo fisico ma solo un elemento spirituale.

Natuzza, con grande semplicità, mi disse che la bilocazione non dipendeva da lei, ma avveniva quando e dove voleva Dio e mi spiegò che era molto difficile che Dio mi concedesse quella prova. Mi invitò comunque, se lo avessi voluto, ad interrogare qualche testimone (molto tempo dopo mi confidò che, in quell’occasione, l’angelo le aveva subito detto che io avrei scritto dei libri su di lei).

Dopo questo incontro crebbe in me il desiderio di approfondire tutto ciò che la riguardava e, nel mio tempo libero, incominciai a girare per tutta la Calabria e anche fuori regione per intervistare e interrogare varie persone che avevano interagito con lei e avevano avuto dei segni da parte sua. Così ben presto scoprii che Natuzza aveva svolto un’attività gigantesca di consiglio, di conforto, di conversione, di aiuto di vario tipo, nei confronti di una infinità di persone e che, al di là dei suoi pur importanti doni mistici, era stata e continuava ad essere un punto di riferimento e un’ancora di salvezza per tanta umanità sofferente, bisognosa di aiuto e di solidarietà.

Quanti dolori aveva lenito, quanti lutti e tragedie aveva contribuito a superare!

Ben presto trovai le risposte che desideravo ai miei dubbi religiosi e Natuzza mi diede la certezza della fede! Mi sembrò così importante registrare, anche attraverso i miei studi e i miei libri, le sue opere.

Che ricordo ha? Che emozioni le lasciò? Che impressione reale le fece?
Natuzza lasciava nell’animo di chi la visitava e anche in me una grande sensazione di semplicità, di serenità, di vicinanza umana, e uno si sentiva riconciliato con Dio e con gli altri.

Dieci libri dedicati a Natuzza, cosa c’è dentro? Come vanno letti? O meglio, classificati?
Quando, nel 1980, pubblicai il mio libro, dal titolo Natuzza di Paravati, pensavo di avere finito il mio lavoro su di lei, perché la mia ricerca aveva concluso che i suoi fenomeni erano autentici e che Natuzza era completamente credibile. Ma ella, quando le portai il libro, mi disse: “Vi chiedo scusa per quello che vi dico, ma è l’angelo che lo sta dicendo: il libro è povero di idee”. E per non dispiacermi molto, aggiunse: “Però quello che c’è scritto è tutto vero!”

Io allora capii che non avevo approfondito in modo adeguato gli aspetti spirituali di Natuzza e le dissi che avrei preparato una seconda edizione del libro. Ella invece mi disse di lasciare il libro senza modificarlo, così come era stato scritto, e mi suggerì di scrivere un secondo libro. Così, nel secondo libro, per il quale impiegai quasi cinque anni, sviluppai molto di più la spiritualità di Natuzza, i suoi doni interiori e il tema delle conversioni da lei operate.

Ormai mi sentivo molto legato a questa figura che aveva occupato un posto importante nella mia vita, e continuai ad annotare i nuovi eventi che la riguardavano, le nuove testimonianze che si aggiungevano e, scrivendo un libro dopo l’altro, realizzai una sorta di biografia a puntate, registrando i principali avvenimenti della sua vita in tempo quasi reale, per un totale di dieci volumi. L’ultimo contiene testimonianze di manifestazioni e grazie ottenute con la sua intercessione anche dopo la sua morte.

I volumi hanno un impianto simile, contenendo ogni volume notizie biografiche, testimonianze e documentazione di varia natura esposte in capitoli aventi spesso lo stesso titolo, in modo da rendere più facile l’approfondimento e lo studio dei vari aspetti della personalità e dei carismi di Natuzza: ad esempio tutti contengono un capitolo sulle visioni e i colloqui celesti, un capitolo sull’emografia, sulle sofferenze mistiche, sulla visione dei defunti… Possono essere considerati anche come una banca dati dalla quale altri autori possono attingere. Essi contengono anche tutte le interviste a Natuzza, comprese quelle fatte per la RAI dal dottor Pino Nano e tutti i colloqui documentati di Natuzza con Gesù e la Madonna.

Se lei tornasse indietro rifarebbe questo lavoro monumentale?
Non ne ho il minimo dubbio, anzi mi rammarico perché avrei potuto fare di più, ma gli impegni di lavoro e di famiglia non me lo hanno consentito.

Quante altre volte ha poi visto e parlato con Natuzza?
Ho avuto la fortuna di poterla frequentare assiduamente, specialmente prima che fossero instaurate le prenotazioni telefoniche, quando si poteva andare da lei liberamente, e anche dopo, ponendole una infinità di domande su tanti argomenti, spirituali e non.

Cosa di più l’ha impressionata di questa vostra frequentazione?
La sua umiltà profonda e sincera, non si poneva mai al di sopra di alcuno, nascondeva con modi di fare semplici e dimessi e con la dolcezza delle parole la sua pur forte personalità e la sua grandezza; inoltre si riconosceva chiaramente, nel suo continuo prodigarsi per gli altri, la sua enorme, enorme carità e compassione del prossimo.

Ha mai dubitato del “fenomeno”?
Da quando l’ho conosciuta, mai, anche se, pur raramente, qualche volta mi è accaduto di essere rimasto un po’ perplesso dalla sue risposte, ma quando, in un secondo tempo, sono ritornato sulla stessa questione chiedendo maggiori spiegazioni, lei mi ha chiarito sempre tutto in un modo molto limpido e convincente.

Che approccio ha avuto, lei da fisico, con le stigmate? E con la bilocazione?
Sono ingegnere, non fisico, il mio approccio è stato in questo caso piuttosto emotivo, perché ho toccato con mano le sue sofferenze, specie quando ho assistito un Venerdì Santo alla sua passione insieme a Gesù crocifisso.

Per questo aspetto delle sofferenze mistiche ho chiesto sempre il parere di medici e specialisti. Nel mio undicesimo libro Natuzza tra scienza e fede, sono raccolte le opinioni di molti medici sulle stimmate e sulle emografie. Tutti concordano nel pensare che si è di fronte a fenomeni non spiegabili per mezzo della scienza. Sulla bilocazione dirò in seguito.

Natuzza parlava con gli angeli custodi? Ci ha mai creduto?
Le risposte che dava Natuzza, in varie situazioni, andavano ben oltre l’intelligenza umana. Era capace, nel caso di malattie, di fare immediate diagnosi mediche di grande esattezza, anche con l’ammalato a distanza, come riscontrato anche da medici nel libro sopra citato. Io stesso ho verificato più volte l’acutezza e la veridicità delle sue risposte. Talvolta mi è capitato di essermi recato da lei con una lunga lista di domande e, dato che non c’era tempo e lei era molto stanca, mi sono sentito dare da lei, senza io avessi domandato alcunché, una unica risposta panoramica che toccava molte delle domande che avevo scritto sul mio appunto.

C’è un ricordo personale con Natuzza che le è rimasto dentro per sempre?
Tra i vari ricordi mi viene in mente quando fui testimone di un presunto miracolo che però non riuscii a documentare in modo adeguato perché non fu possibile rintracciare i protagonisti. Lo chiamerò il “miracolo del bambino sordomuto.”

Un mattino, nel 1985, io mi trovavo a casa di Natuzza e partecipavo al servizio d’ordine per disciplinare l’afflusso dei visitatori. Venne una signora non prenotata con un bambino che insisteva a farsi ricevere da Natuzza. Le signore del servizio le dissero che avrebbero fatto entrare solo il bambino. Io notai che questo bambino, di circa 10 anni, aveva un’espressione un po’ intontita.

Natuzza, uscita dalla porta, tirò a sé il bambino, lo abbracciò e l’accarezzò. Io osservai la scena e pensai: “Natuzza ora lo guarisce con le sue mani”.

Immediatamente Natuzza si volse verso di me fulminandomi con uno sguardo severo e di rimprovero e portò con sé il bambino nella stanzetta in cui riceveva.  Alcuni minuti dopo uscì con il bambino e lo porse alle signore che lo restituirono alla mamma, che era rimasta fuori all’esterno.

Il giorno dopo sentii dire che il bambino era stato miracolato perché la sua mamma aveva di nuovo bussato alla porta piangendo e aveva riferito alle stesse signore, che io conosco personalmente, che il bambino non parlava e non sentiva e, quando aveva raggiunto la mamma aveva parlato dicendole: “Mamma, Natuzza ti manda i suoi saluti”.

Purtroppo non fu possibile rintracciare i genitori del bambino, gente semplice e modesta, venuta dalla Puglia. Furono visti entrare nella chiesa di Paravati dalla mamma del parroco e pregare di fronte alla statua di San Francesco e di altri santi.

Natuzzacon il marito Pasquale Nicolace

Tutti ci chiedevamo se questo miracolo fosse avvenuto realmente e Pasquale, il marito di Natuzza, in mia presenza, chiese in modo perentorio alla moglie: “Natuzza, chiedi all’angelo se il miracolo è avvenuto e fatti dare il nome di queste persone!”. Natuzza, subito, rispose: “Questo non lo chiederò mai all’angelo. Come sarebbe bello che il Signore facesse dieci miracoli al giorno, senza che nessuno di noi lo sapesse!”

Come crede che andrà a finire il processo di beatificazione?
Sono certo che il processo si concluderà con la canonizzazione di Natuzza perché lei ha glorificato molto il Signore amando il prossimo come Lui vuole e il Signore la porterà all’onore degli altari. Sui tempi necessari ovviamente è difficile dire alcunché. Ad esempio, l’imprevisto del coronavirus ha ritardato sicuramente lo svolgimento del processo diocesano per l’accertamento delle virtù eroiche.

Lei ritiene ci siano i “frutti” che il tribunale ecclesiastico va cercando?
I frutti ci sono certamente. Ha convertito mezza Calabria, tanta gente in Sicilia, nelle Puglie, in Toscana, in Sardegna e non solo. I suoi cenacoli di preghiera, intitolati al “Cuore Immacolato di Maria” sono attivi e operanti in Italia, negli Stati Uniti, in Australia.

Quante sono le vicende miracolose che lei ha catalogato?
Ci sono molti “presunti miracoli” ottenuti in vita e alcuni ottenuti dopo la sua morte, ma è prematuro parlare di questo, su cui a tempo debito la Chiesa farà le sue inchieste mediche e teologiche.

Cosa diceva Natuzza delle sue ferite durante la Settimana Santa di Pasqua?
Non le chiamava mai stimmate, solo ferite. Per umiltà diceva che forse erano una malattia che un giorno la scienza avrebbe spiegato, ma, ovviamente, sapeva benissimo che erano il segno della sua intima unione con Gesù Crocifisso e che le sue sofferenze servivano per la salvezza delle anime.

Se Natuzza fosse vissuta altrove, non in Calabria, avrebbe raccolto lo stesso entusiasmo popolare?
Sono certo di sì, anche se lei era tipicamente una donna del sud. Del resto la sua risonanza è nazionale e mondiale.

Quanto la stampa, la televisione hanno contribuito a farne un “caso-internazionale”?
Certamente la stampa e soprattutto la televisione hanno contribuito enormemente alla sua popolarità. Molti, come risulta dalle testimonianze, hanno avuto un forte beneficio spirituale dal solo vedere la sua immagine e sentire la sua voce in TV.

Ha un progetto ancora inedito e da ultimare sulla vicenda?
Sto preparando una monografia sulle bilocazioni di Natuzza, che, come è noto, avvenivano con varie modalità: Natuzza in bilocazione poteva essere vista parlando talvolta con lei come se fosse stata veramente presente col suo corpo reale, poteva rimanere invisibile ma essere percepita per mezzo di profumi, di voci o rumori; spostare oggetti, trasportare qualcosa da un posto all’altro, lasciare misteriose tracce di sangue ed emografie a distanza.

Questo lavoro è uno studio abbastanza completo sulle bilocazioni di Natuzza di cui sono venuto a conoscenza. C’è anche la documentazione di una prova scientifica: è stato accertato, presso un istituto di Medicina legale, che una macchia di sangue bilocativo lasciato da Natuzza sulla federa del cuscino di una persona aveva lo stesso gruppo sanguigno del sangue di Natuzza, mentre gli abitanti della casa in cui avvenne quella bilocazione, due coniugi di Catanzaro, avevano gruppi di sangue diversi.

Che cosa secondo lei non è stato ancora raccontato bene di Natuzza?
Per quanto si scriva su Natuzza, ella rimane sempre un personaggio misterioso, perché è stata fortemente afferrata e plasmata da Dio e, per quanti sforzi si facciano, non è mai del tutto decifrabile e rivelabile in tutte le sue sfaccettature. Poi lei era riservatissima e nessuno, neanche i figli o il marito sapevano tutto ciò che realmente le accadeva. Si potrebbe probabilmente approfondire ancora di più la sua spiritualità.

Un film o una fiction su Natuzza: può essere utile a fare di questa donna un’icona mediatica?
Credo che al momento sia prematuro. Potrà essere utile in futuro, almeno dopo la sua beatificazione.

Perché lei ha sempre vissuto questo suo rapporto con Paravati in silenzio, quasi di nascosto?
In parte per il mio carattere e poi credo che ognuno di noi abbia un compito da svolgere.

Ha mai avuto paura di essere “mal giudicato” dal mondo scientifico per il suo approccio a Natuzza?
Certamente qualche critica l’ho avuta, ma non me ne sono fatto mai dei problemi, anche perché ho cercato sempre di svolgere le mie attività accademiche con serietà. Alla fine del mio corso di Fisica Tecnica, per molti anni, nell’ultimo giorno di lezione, dicevo ai miei studenti: “Il programma del corso lo abbiamo terminato ed ora vi parlerò di Natuzza. Naturalmente siete liberi di andare via”. Ma la maggior parte di essi rimaneva. E così, per un’ora abbondante, parlavo e discutevo con loro della mia esperienza con Natuzza. Molti di questi studenti, vari anni dopo, mi hanno riferito di ricordare ancora quell’incontro con emozione.

Lasciamo Valerio Marinelli che è già sera avanzata, ma il tempo è volato via per due motivi semplicissimi: primo, perché sentirlo parlare di Natuzza è straordinariamente affascinante, e forse questo è il meno.

Secondo, la vera magia di questo nostro incontro è il modo articolato e severo come il “professore” e lo “scienziato” si è avvicinato al fenomeno “Natuzza Evolo”, al suo approccio scientifico a questa povera donna calabrese, e la chiave di lettura che alla fine ne dà ma che fanno di Natuzza Evolo un vero personaggio della storia moderna. Da indagare ancora.

Valerio Marinelli non ha dubbi su questo ma partendo proprio dalle mille cose belle che ci ha appena riservato e affidato.

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