Ricordo come fosse appena ieri il giorno in cui andai a trovare Natuzza per la prima volta…

Erano le prime ore del pomeriggio. Alla porta della sua casa arrivò una giovane signora, veniva da Taranto, e ricordo perfettamente bene il momento di quell’incontro tra le due donne, frazioni di secondi carichi di una commozione impossibile da descrivere e da immaginare, l’una avvinghiata all’altra, come fossero la stessa persona insieme, il silenzio rotto dalle lacrime della giovane arrivata da lontano, un pianto disperato, quasi liberatorio, a dirotto, come se per tutta la vita quella donna non so se quel pianto fosse il segno negativo di una tragedia, o forse invece l’espressione più naturale di un dramma appena vissuto e ormai finalmente lontano.

Aspettai con calma che tutto ritornasse come prima, poi mi avvicinai alla giovane signora e le chiesi il perché di quella commozione. Questa fu la sua risposta:

“Qualche anno fa mi trovavo a Parigi. Ero capitata in uno dei più grandi ospedali parigini perché mio padre era gravemente ammalato di tumore. Lo avevo accompagnato con la speranza di poter in qualche modo prolungare i pochi giorni di vita che ancora gli restavano da vivere. E un pomeriggio, nell’androne di questo reparto dove era ricoverato mio padre, incontrai Natuzza. Mi disse che veniva da lontano, che la sua terra era simile alla mia, io venivo dalla Puglia lei dalla Calabria, io venivo per mio padre, lei lo aveva fatto per stare accanto ad una persona che amava molto. Dopo aver scambiato i soliti discorsi che normalmente si fanno in queste tragiche occasioni, Natuzza mi accarezzò, appena sotto il collo. Mi parve la sua una carezza carica di amore, lasciai che questa donna mi accarezzasse il più a lungo possibile, ma subito dopo averlo fatto Natuzza mi guardò quasi implorante negli occhi e mi pregò di farmi controllare. Aveva avvertito che sotto la parte accarezzata c’era qualcosa che secondo lei andava ben guardata da un medico.

Pensai subito che questa povera donna avesse voluto dimostrarmi, in questo modo così semplice ma anche così strano, il suo amore, forse era un modo come un altro per dirmi a suo modo che pensava anche alla mia salute fisica. Chissà? I primi giorni lasciai correre, tentai di dimenticare quel gesto e quel consiglio, ma la cosa non fu facile. Ogni qual volta la rincontravo Natuzza non faceva altro che ripetermi quello che già mi aveva detto, “fatti guardare da un medico!”.

Una mattina, dietro le sue insistenze decisi allora di approfittare di questa mia permanenza in ospedale a Parigi e di farmi visitare da un medico…”

Incredibile. L’esito di quella visita fu dirompente. I medici parigini scoprono che questa giovane donna ha una ghiandola ingrossata all’altezza della tiroide, ne studiano le cause, ne esaminano il liquido estratto e scoprono che si tratta di un tumore invasivo. “Cancro!”.

La donna viene operata d’urgenza, mentre suo padre, rispetto a lei, sembra invece completamente guarito.

Due mesi più tardi i medici parigini la tranquillizzano. Le spiegano che era arrivata appena in tempo utile per permettere loro un intervento chirurgico. Se fossero passate altre due settimane, le spiegano, sarebbe morta devastata dal male. Ma quando le chiedono come avesse fatto a scoprire di essere gravemente ammalata questa donna non seppe dare loro nessuna risposta plausibile. Fece finta di non capire la loro lingua, sorrise, poi corse in agenzia e prenotò un volo per Lamezia Terme: prima di arrivare in Puglia volle passare da Paravati, perché in sogno Natuzza era tornata a trovarla e le aveva detto di volerla rivedere.

Mille storie incredibili come questa ho avuto il privilegio di raccogliere in tutti questi anni seguendo da vicino e personalmente per la Rai il caso Natuzza Evolo, storie apparentemente impossibili, al limite del mistero, storie tutte uguali, ricorrenti, cicliche, ognuna di esse più bella e più tragica dell’altra.

In tutti questi anni c’è chi si è preso la briga di catalogare tutte queste “morti evitate”, questi “miracoli” che forse diventeranno tali fra un secolo, quando la Chiesa li riconoscerà come tali.

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