Incrocio tra arancio amaro e mandarino, le Clementine provengono probabilmente dall’Algeria (secondo una delle ipotesi più accreditate, il loro nome richiamerebbe quello di Padre Clément Rodier di Misserghin, nel cui orto sarebbero state rinvenute).
Coltivate in Italia sin dagli anni ’30, hanno trovato un habitat ideale in Calabria. Le aree di maggiore produzione sono concentrate nelle zone di pianura della regione: Sibari e Corigliano nel Cosentino, Lamezia nel catanzarese, Gioia Tauro-Rosarno e la Locride nella provincia di Reggio Calabria. In soli 58 comuni calabresi è concentrata quasi la metà della superficie agrumetata regionale.
A partire dal 1950 la sua coltivazione si diffuse in Calabria dove trovò il suo habitat naturale: il clima mite e regolare riesce ad esaltare le caratteristiche qualitative del frutto, che solo in Calabria giunge a maturazione molto precocemente, ai primi di ottobre.
Raccolte da ottobre a febbraio, a seconda delle varietà sono pressoché apirene, ovvero senza semi (o ne hanno pochi); ricche di vitamine, aromatiche e molto dolci, risultano facili da sbucciare, essendo l’epicarpo liscio e molto sottile, e possono gustarsi fresche o essere trasformate in canditi, marmellata, succhi, sorbetti, dolci e liquori.
Le clementine presentano una forma sferoidale leggermente schiacciata ai poli, con dimensioni minime di 16-18 mm. La buccia, liscia e di colore arancio scuro, racchiude una polpa succosa e aromatica.
La Clementina di Calabria è rinfrescante e diuretica e possiede un elevato contenuto di zuccheri. In cucina, può essere consumata al naturale o impiegata per preparare succhi, sciroppi, sorbetti, marmellate. Il frutto è utilizzato anche in cosmesi nella preparazione di lozioni tonificanti e maschere per la pelle