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A Belmonte Calabro, “cuore di bue” e altre ghiottonerie

Ilaria Reggiani

Belmonte Calabro, piccolo centro della riviera tirrenica cosentina, sorge in una bella posizione sull’alto di una rupe prospicente il mare. Nei secoli passati è stato testimone di diverse incursioni da parte dei corsari saraceni, da qui la necessità di costruire un forte da cui avvistare le navi nemiche. L’abitato attuale si è sviluppato attorno al castello eretto dal maresciallo angioino Dragone di Beamont nel 1270.

Belmonte Calabro offre numerose attrazioni, dalle incantevoli spiagge e località marittime, come l’area degli Scogli di Isca, o percorsi escursionistici lungo il monte Cocuzzo, il centro storico con le sue chiese, i ruderi dell’antico castello e l’imponente mausoleo di Michele Bianchi (qui accanto).

Sul colle “Bastia”, che deve la sua denominazione ad un antico bastione, fu eretto nel 1932 il monumento tombale a Michele Bianchi, il quadrunviro fascista della marcia su Roma. La colonna è alta trentacinque metri e nel suo interno corre una scala a chiocciola che porta ad una loggetta- belvedere, dalla quale si gode un vasto e meraviglioso panorama.

La colonna è sormontata da una croce che, illuminata prima della seconda guerra mondiale, serviva da faro. La base della colonna, di forma cubica, contiene nel suo interno il sarcofago in marmo verde di Belmonte, che accoglie le spoglie di Michele Bianchi. Sui quattro lati della base si possono ammirare quattro altorilievi in travertino, dello scultore Ercole Drei. Al monumento si accede da un ampio piazzale, per una lunga scalinata.

Ma il vero punto di interesse di Belmonte Calabro sono le specialità della tradizione culinaria. Squisitezza gastronomica, grazie al clima e la qualità del terreno, è il pomodoro locale, già inserito nell’elenco dei prodotti tradizionali di Calabria e che il comune nel 2003, ha deciso di preservare e valorizzare adottando la De.Co.(Denominazione Comunale).

Si distingue in due varietà, la prima detta “a cuore di bue” è caratterizzata da un peso che varia dai 400 gr agli 800 gr e da una forma allungata simile a un cuore.

La seconda, con un peso variabile dai 300 ai 1000 grammi (ma sono stati raccolti esemplari di 3Kg, da cui il nome di “gigante”), matura dall’interno verso l’esterno e ha un colore rosa intenso, buccia sottile, polpa soda, pochi semi e un sapore gustosamente dolce.

Il periodo migliore per assaporare questa delizia, definita la “carne dei poveri”, va da giugno a settembre. Si consuma fresco, tagliato a fette – le famose “bistecche” – condito solo con olio extravergine di oliva, sale, basilico oppure origano e un pizzico di peperoncino. Squisito in connubio con la cipolla rossa di Tropea.

Ma il “gigante” non è l’unica specialità che si può gustare a Belmonte Calabro. Il borgo è infatti rinomato anche per la lavorazione dei fichi. Grazie alla situazione climatica ideale, la coltivazione del fico si è rapidamente sviluppata già a partire dall’epoca greco-romana.

In particolare spicca la lavorazione della varietà Dottato. Sono dei fichi dal sapore molto dolce e di piccola dimensione, con la buccia di color verde chiaro, polpa morbida e semi piccolissimi. Sono commercializzati dopo essere stati essiccati al sole su graticci di canne detti cannizzi.

A detenere il podio per più di un secolo nella produzione è l’azienda fondata nel 1910 da Nicola Colavolpe. È a lui che si deve il lancio sul mercato delle famose  crocette cosentine: fichi secchi pressati e disposti a forma di croce greca, cotti al forno e ripieni di mandorle, noci e scorze di agrumi.

Nell’ampia e variegata produzione non mancano nemmeno specialità come: il salame di fichi e mandorle; i fichi al forno; le Nocchette con mandorle e scorza d’arancia candita; le Coroncine al mirto (fichi secchi infilati, a mo’ di collana, in un giunco di mirto); i Fiocchi di Neve e i Fioroni, a base di fichi secchi ricoperti di cioccolato bianco e cioccolato fondente.

Ma non è finita qui: per chi volesse abbinare questi ottimi fichi ad un altrettanto ottimo salume, a Belmonte Calabro si può anche degustare il cosiddetto “Gammune”, insaccato realizzato con la coscia del maiale nero di Calabria.

La sua particolarità consiste nella caratteristica salsa di peperone con cui viene aromatizzato e nella stagionatura, durante la quale viene esposto alla brezza marina proveniente del mar Tirreno e che rende il “Gammune” un salume dal sapore unico.

Insomma, Belmonte Calabro è senz’altro una tappa immancabile per gli appassionati della buona tavola, tant’è vero che al solo leggere di queste prelibatezze viene l’acquolina in bocca!

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