Istituita nel 1991, offre al visitatore, un viaggio tra storia, leggenda, mito e archeologia, ma anche un percorso esclusivo attraverso un patrimonio naturalistico di notevole valore e preziosità.

Con i suoi 35 km di costa e circa 15.000 ettari di superficie è la più ampia area marina protetta d’Italia, su di essa si affacciano otto promontori, tra cui quello del parco archeologico di Capo Colonna, con l’unica colonna del Tempio di Hera Lacinia rimasta in piedi; all’altro estremo c’è Punta Le Castella, con la fortezza aragonese. Accedendo a questo scrigno di macchia mediterranea, coloratissimi fondali e praterie di posidonia, più precisamente tra Le Castella e Capo Piccolo, si apre una spiaggia, come un tesoro segreto, un luogo magico dove il mondo si ferma e si respira il mare, la sua storia, la sua poesia. E’ la Spiaggia dei Gigli, sì proprio così perché qui vegeta e fiorisce questo fiore ormai quasi dimenticato.

Sempre su quest’area sorge un affascinante castello che lo vede trionfare su un isolotto legato alla costa solo da una sottile lingua di terra. E’ la Fortezza Aragonese.

Andrea Carafa la fece costruire prima del1521 e servì soprattutto da ricovero per i custodi, militari e non, impegnati a respingere gli attacchi degli invasori provenienti dal mare.

Foto di Francesco Bevilacqua

Non superò, ahimè, la prima prova del fuoco; ma c’era fortezza allora in grado di resistere

a Cheireddin Barbarossa? Per sette giorni la guarnigione resistette disperatamente, aiutata dalla popolazione della zona circostante rifugiatasi nel castello, ma il 29 aprile del 1536 fu costretta a capitolare. Tra coloro che furono destinati come schiavi alle galere ci fu il giovane Giovan Dionigi Galeni, il famoso Occhialì che ritroviamo, pochi anni più tardi, dopo una rocambolesca carriera, ammiraglio del Sultano di Tripoli.

Quella cocente sconfitta dovette suscitare una terribile impressione se un disegno dell’epoca ferma un memorabile particolare: sulla più alta torre del castello si apre nel vento il vessillo con la mezzaluna.

L’attuale roccaforte poggia su fondamenta risalenti al periodo Magno-Greco (400 a.C.), utilizzata nel tempo anche dai romani e fu il rifugio di Annibale, in ritirata.

Ancora oggi è possibile notare le diverse fasi edilizie sovrapposte le une alle altre in epoche diverse, normanni, svevi, bizantini, angioini e aragonesi che elevarono sui muraglioni greci possenti difese castellane modellate secondo i tempi.
La fortezza continuamente attaccata dai turchi, rimase popolata fino agli inizi dell’800, anno in cui gli abitanti si trasferirono sulla terra ferma dando vita ad un piccolo borgo di marinai, oggi l’attuale centro turistico.

La Fortezza, quasi interamente restaurata, è caratterizzata da alcune stanze (la sala video, la sala foto e la “Sala Phrurion”); un borgo antico con i resti di una piccola chiesetta e una cappella; i bastioni panoramici; la torre, punto più alto della fortezza.

La fortezza ebbe varie modifiche architettoniche nel corso dei secoli, a seconda dei governanti e delle esigenze difensive. Importantissime sono le monumentali cave di blocchi e di rocchi di colonna di età greca (VI-III secolo a.C.) sulla Punta Cannone e nell’area del porto. Da esse sono stati presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera Lacinia, sorto più a nord sul promontorio di Capo Colonna.

E fu proprio qui, nel punto più avanzato del “tacco dello stivale” sullo Jonio in faccia alla Grecia che attraccarono i primi coloni. E proprio qui eressero il grande tempio dedicato a Hera Lacinia. Di quel santuario è superstite soltanto una colonna dorica che svetta contro il cielo di fronte al mare, simbolo e testimonianza della Magna Grecia.

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