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A Bagaladi ritorna l’Annunciazione di Antonello Gagini

Ilaria Reggiani

Bagaladi è un piccolo comune situato su una collina ai piedi del monte Sant’Angelo, nella Valle del Tuccio, zona fortemente legata al passato greco-ortodosso della Calabria. Le sue radici risalgono al X secolo, ma è solo intorno al 1500 che prende la sua attuale denominazione.

Ci sono pareri discordanti riguardo le origini del suo nome, molti sostengono che derivi dall’arabo Baha-Allah, ovvero “bellezza che viene da Dio”, altri ritengono sia un miscuglio di termini latini e greci come bag, ovvero vallum-val, e aladi cioè olio in greco moderno: “valle dell’olio” per l’appunto. Il paesaggio che circonda Bagaladi abbonda infatti di rigogliosi uliveti, perno dell’economia locale, che rendono il paesaggio di una bellezza straordinaria.

Il Frantoio Iacopino, fiore all’occhiello di Bagaladi, è oggi uno degli ingressi principali al Parco Nazionale dell’Aspromonte. Completamente restaurato, questo frantoio ospita il Museo dell’Olio ed è diventato un luogo in cui rivivere le antiche tradizioni: è infatti possibile provare a tessere al telaio sotto la guida di un esperto, oppure ammirare l’originaria lavorazione della creta in una bottega artigiana. Grazie a una guida del Parco è possibile andare alla scoperta dei sentieri che portano ai ruderi dei cenobi dei santi italo-greci.

Altri punti d’interesse del comune di Bagaladi sono le diverse case coloniche, i cenobi basiliani della Valle del Tuccio e la Chiesa dedicata al Patrono San Teodoro Martire, che si festeggia ogni 9 novembre e che conserva il gruppo marmoreo dell’Annunciazione di Antonello Gagini.

L’ANNUNCIAZIONE

Il gruppo scultoreo dell’Annunciazione, recentemente restaurato, è stato realizzato per l’antica chiesa dell’Annunciata di Bagaladi. In seguito al terremoto del 1908, la chiesa andò completamente distrutta, ma l’opera fu miracolosamente salvata, per poi essere esposta nell’attuale cappella della chiesa di S. Teodoro Martire a partire dal 1938.

La struttura architettonica ospita all’interno le statue della Madonna e dell’Angelo Annunciante, separate da un leggio, dietro il quale si staglia un rilievo raffigurante Dio Padre circondato da cherubini, che racchiudono in basso la colomba dello Spirito Santo. L’opera è realizzata con blocchi di marmo bianco di Carrara ed era in origine rifinita con decori in foglia d’oro e con una accesa policromia.

Inizialmente la Madonna e l’Angelo furono disposti nella nuova dimora con la posa tradizionale rivolti l’uno verso l’altra. Tuttavia il rinvenimento di una foto del 1896 ha consentito di stabilire che l’originaria nicchia quadrangolare, leggermente più spaziosa dell’attuale, ospitava la statua della Vergine rivolta verso i fedeli mentre solo la figura dell’Angelo Annunciante era posta di profilo.

Come indica l’iscrizione in latino che si legge sull’architrave dell’edicola, il gruppo statuario dell’Annunciazione fu commissionato nel 1504 dal presbitero Jacopo Verduci per decorare l’altare maggiore della cappella di famiglia a Bagaladi.

Meno certa è invece la paternità dell’opera che a tutt’oggi è attribuita ad Antonello Gagini. Prediligendo un’opera d’arte del Gagini, Jacopo Verduci non dimostrava solo il prestigio assunto dalla sua casata, ma dichiarava apertamente la sua adesione alla politica di latinizzazione sostenuta prima dagli Aragonesi e successivamente, a partire dal 1503, dagli Spagnoli.

Questo costante rapporto di negoziazione tra cultura greca e cultura latina innescò in tutto l’Aspromonte processi di ibridizzazione religiosa, con risvolti interessanti non solo dal punto di vista prettamente liturgico ma anche della stessa produzione artistica. Non è quindi da escludere che tali dinamiche influenzarono anche la genesi dell’Annunciazione di Bagaladi, considerata tra le più significative testimonianze della diffusione del gusto latino nella grecofona valle del Tuccio.

ANTONELLO GAGINI

Figlio dell’allora celebre Domenico Gagini, inizia sin da subito a dedicarsi all’attività artistica presso l’atelier di famiglia a Palermo. La svolta nella carriera di Antonello arriva nel 1505, quando durante un viaggio a Roma ha la possibilità di conoscere e studiare le opere di Michelangelo Buonarroti. Non solo si perfeziona nella lavorazione del marmo, assumendo quel tocco inconfondibile che contraddistingue la voluminosità delle stoffe, ma impara anche a infondere alle figure e ai volti un’espressione che esprime di ciascuno sentimenti e pensieri.

Tornato a Palermo realizza il suo capolavoro indiscusso: la Tribuna del Duomo. Quest’ultima verrà terminata solamente nell’anno 1574 dai figli Antonino, Giacomo e Vincenzo, che porteranno avanti l’impresa di famiglia.

Durante gli anni di attività si dedica a diverse opere di committenza calabrese. La Madonna della grotta di Bombile, una statua di straordinaria bellezza dalle fattezze sovrumane è forse una delle opere più belle dell’artista, che più rappresenta la bottega Gaginiana in Calabria. Oggi la statua si trova nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo del paese di Bombile che accoglie ogni anno centinaia di fedeli provenienti da Sicilia e Calabria.

Altre preziose opere che si possono ammirare nella penisola calabrese sono: la Pietà nella chiesa di Maria Santissima Addolorata di Soverato, che ci mostra una Madonna dallo sguardo tenero e compassionevole, senz’altro in ricordo della Pietà di Michelangelo; la statua della Madonna col Bambino a Roccaforte del Greco; il Trittico del Duomo di San Leoluca a Vibo Valentia; la Madonna col Bambino della chiesa di San Bernardino d’Amantea; la Madonna degli Angeli della collegiata della Maddalena di Morano Calabro.

La scultura Gaginiana in Calabria è una ricca costellazione di opere di grande pregio, che oggi arricchiscono importanti chiese e santuari. Tutte queste opere rappresentano per il popolo calabrese una ricchezza di inestimabile valore, da custodire, ammirare e divulgare nel mondo.

 

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