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Addio, Emanuele
19 Agosto 2022 @ 8:00 am - 5:00 pm
Caro Emanuele, amico carissimo. Non so cosa dire se non che mi si affolla la memoria di tanti incontri, di tanta allegria, di tanta tua disponibilità. Certi sentimenti è giusto custodirli e oggi la sola cosa che posso offrire al tuo ricordo è il silenzio.
So che presto andrò alla ricerca dei tuoi contributi per Itacatabloid, che hai scritto per la rubrica “Storie così”. Avevamo pensato di raccoglierli in un volumetto, breviario quanto mai godibile di una esperienza professionale.
Avevamo concordato di riproporre, intanto sul sito web, il tuo racconto del sorgere dalle acque dei Bronzi, esattamente nell’agosto di cinquanta anni fa. Tu eri corso lì…
Quell’emozionante estate del ‘72
Emanuele Giacoia
La millenaria storia della Calabria, tra invasioni, leggende, vestigia greche, romane e bizantine, e miti, ha un momento di particolare emozione in quel lontano agosto del 1972, quando un sub dilettante romano, Stefano Mariottini, scoprì sul fondo sabbioso del mare di Riace, i due ormai famosissimi Bronzi. Naturalmente questa straordinaria scoperta non poteva non interessare la Rai, e la sede di Cosenza dove ero all’epoca caposervizio. Non persi tempo, anche per la mia sfrenata – confesso – passione per l’archeologia, e corsi subito lì, a Riace, con l’operatore. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, ho davanti agli occhi l’immagine dei due guerrieri che emergono dall’acqua, trascinati in superficie da un sistema di palloni e con l’intervento degli specialisti sub dei Carabinieri. Li vidi poi distesi sulla sabbia, e già così, incrostati di alghe e conchiglie, che ne nascondevano i particolari, rivelavano la loro straordinaria bellezza, opere sicuramente di grandi artisti greci, come poi la maggior parte degli studiosi ha affermato.
Il Mediterraneo nasconde sicuramente ancora immensi tesori.
E a proposito di scoperte, quasi sempre casuali, non so se in molti ricorderanno che si parlava, poi si accertò che era vero, di un sommergibile americano privato che si era attrezzato proprio per scandagliare le zone del Mediterraneo battute dalle navi greche.
Tornando ai Bronzi, ebbi modo di fare molti servizi televisivi in rete nazionale. Intervistai anche molte persone a Riace. C’era chi, tra gli anziani del paese, avvicinava alle due state i nomi dei santi Cosma e Damiano, protettori del centro calabrese. O anche chi, diciamo più acculturato, ricordava personaggi come i mitologici Castore e Polluce. Agli entusiasmi e alle emozioni di quei giorni si aggiunse una polemica, provocata da alcuni giovani del luogo. Intervistati, dissero che avevano già visto sott’acqua se non tutte le statue al completo, pezzi o parti di esse, che poi molto spesso sparivano dalla vista per i movimenti della sabbia, e mi dissero che avevano informato di questa scoperta anche i carabinieri.
I due bronzi furono portati, ovviamente, al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Qui ebbi modo di vederli per quasi un anno in una grande vasca di desalinizzazione, dove scorreva di continuo acqua dolce. Con il professor Foti, sovrintendente e direttore del museo all’epoca, discutevamo dell’origine greca o locale delle due meravigliose sculture. Si disse successivamente che furono portati alla luce, ma di nascosto, anche uno scudo e una lancia appartenenti ai guerrieri. In effetti una delle due statue porta ancora sul braccio sinistro un sistema che serviva a fissare lo scudo, la cui importanza, al di là del valore inestimabile, sarebbe stata fondamentale per capire a quale artista appartenessero. Questo perché ai tempi di Prassitele o Fidia, fra i sommi artisti greci, si usava mettere la firma proprio sullo scudo.
Il compianto collega Franco Bruno ebbe una “soffiata” che di fatto testimoniava proprio il ritrovamento di questi importantissimi reperti. Lo autorizzai a intervistare per il Giornale Radio i presunti ritrovatori, cosa che gli provocò una chiamata dal magistrato per conoscere i nomi di chi poteva aver ritrovato scudo e lancia e se, come e a chi fossero stati venduti. All’udienza partecipai anch’io, e tutti e due ci trincerammo dietro il segreto professionale.
In mancanza dello scudo, anche tra importanti studiosi si scatenò una disputa sull’origine delle statue. Il ritrovamento in mare, dal quale nel corso dei secoli, come si diceva, sono emersi altri importantissimi reperti, avvalorava l’ipotesi non peregrina che i Bronzi fossero affondati insieme alla nave che li trasportava, come tantissime altre opere provenienti dalla Grecia.
Venne dunque il momento del loro trasporto a Firenze per il restauro presso la Scuola delle Pietre Dure e dopo un lungo lavoro, che impegnò gli specialisti toscani, tra i migliori al mondo, ecco i Bronzi tornare al loro antico splendore. E, come tutti ricorderanno, il presidente della Repubblica Pertini volle che si fermassero in esposizione al Quirinale, dove migliaia di persone sfilarono ammirandoli. Infine il ritorno a Reggio Calabria (nel frattempo il Comune di Riace invano ne aveva chiesto il collocamento lì dove furono ritrovati).
Moltissimi gli Stati stranieri, intanto, che li avevano chiesti, sia pure temporaneamente, in occasione di grandi eventi. Ma i Bronzi non sono mai stati “concessi”, nonostante le offerte allettanti.
Nel corso della loro permanenza al Museo di Reggio ebbi modo di fare molti servizi sul loro successivo restauro interno, perché dopo quel millenario soggiorno marino ancora conservavano tracce di ruggine, salsedine e fango ormai incrostato. Ora sono tornati dopo un altro lungo restauro (forse definitivo) effettuato presso la sede del consiglio regionale calabrese, al Museo di Reggio. I Bronzi sono in eccellente compagnia. Con loro, nella sala che li ospita, la cosiddetta Testa del Filosofo, ritrovata nello Stretto, a cui a suo tempo ebbi modo di dedicare un pezzo per il Tg2. Il titolo che il telegiornale riservò a questo servizio fu: “Non solo i Bronzi”. Chiarissimo il significato: la Testa del Filosofo meritava altrettanti onori come quelli riservati ai favolosi Bronzi. Questa mirabile scultura sembra, infatti, davvero essere la riproduzione di un volto di un antico pensatore con nome e “cognome”, e solo a guardarlo ispira desiderio di conoscere, di sapere. E perdonatemi la tesi, perché, al contrario, i pur bellissimi Bronzi riproducono l’idea greca della bellezza e non certo due esseri umani realmente esistiti.