Quando si dice amore per la propria terra! E’ vero, può suonare retorico ma per SERGIO MARAFIOTI è un sentimento autentico che gli fa percorrere quel “serpente” che lo conduce in un mondo di azzurro, cielo e mare. E lui per catturare e custodire quelle emozioni fa risuonare per un istante il clic della sua macchina fotografica. “Emozioni – dice – che desidero condividere”.

Nel 1965, Leonida Repaci, nella sua raccolta di scritti Calabria Grande e Amara, il grande scrittore palmese ritrasse in punta di penna le meraviglie della sua terra natia: “Quando fu il giorno della Calabria, Dio si trovò in pugno 15 mila chilometri quadrati di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese per due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un vigore creativo, il Signore, e promise a sé stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi…”

Andare a prendere una boccata d’aria fresca alla Marinella di Palmi (“calari a Marina”, si direbbe in dialetto) è come percorrere un luogo onirico in scenari di primigenia bellezza.

La forza della natura, l’afflato di libertà, l’onnipotenza del Mediterraneo, il miracolo geografico di due terre divise da uno stretto, quello di Messina, poco più largo di tre chilometri.

Sono meno di due, invece, i chilometri che si articolano in serratissimi tornanti d’asfalto stesi tra fitte distese di ulivi e fichi d’India, e sfocianti in una delle insenature marine più belle del Tirreno. Ha la forma di un serpente biblico la Marinella, quasi a ricordare il mito del Diavolo sconfitto dal monaco Elia da Enna al termine di una leggendaria battaglia combattuta corpo a corpo su un monte a seicento metri sopra il livello del mare. Oggi quel rilievo, ribattezzato Sant’Elia in memoria del religioso che lì fondò un eremo nell’anno 884, rappresenta il monte che insieme al mare racchiude e governa Palmi.

Di questa storia, come di quelle più certe del passaggio nei secoli di greci, bizantini, normanni e romani, rimangono i resoconti storici e non, dei libri antichi La bellezza della Marinella, invece, rimane lì, immediatamente accessibile e intatta dallo scorrere dei secoli, come un monumento perpetuo eretto dalla Natura per preservare e onorare la propria magnificenza, che è quella dei raggi del sole che rendono viola l’acqua del mare in questa parte del Tirreno; è quella dei meravigliosi tramonti tra Calabria e Sicilia; è quella di ricordi agrodolci tramandati da generazione in generazione nella speranza che si conservino vivi per sempre.

 Sergio Marafioti

Sono centinaia le specie vegetali che adornano il cammino: dalle erbe aromatiche all’acetosella gialla, fino all’Ulivo, il grande simbolo del Mezzogiorno che a queste latitudini è reso quasi immortale dalla generosità del sole e mitezza del clima. Acqua, terra e cielo sono una cosa sola alla Marinella. Lo sanno bene le micro e macro vite che, qui, costituiscono la fauna terrestre e marina. Come tutta la Costa Viola, la Marinella è considerata Zona a Protezione Speciale (ZPS): uno spazio aereo salvaguardato per garantire la migrazione dell’avifauna e mantenere conformi gli habitat per la vita degli uccelli migratori. Sono circa 27 le specie che, ogni anno, questo territorio accoglie tra i suoi anfratti e le sue rocce a strapiombo sul mare. Durante il periodo della migrazione primaverile, in tutta l’area dello Stretto di Messina vengono censiti in media 27mila uccelli all’anno, tra rapaci e cicogne.

Considerando solamente il transito nella zona, le stime salgono a oltre 40mila esemplari di diverse specie, prima delle quali è quella del falco pecchiaiolo con circa undicimila presenze tra costa tirrenica e siciliana. Rivolgendo gli occhi al mare, lo spettacolo è ancor più esaltante e ricco di fenomeni naturali unici, come lo spostamento di gruppi di mante; pesci spada che scappano rapidi dalle imbarcazioni dei pescatori; delfini smarriti in zone d’acqua a ridosso della costa; anziane tartarughe marine scortate dal volo di qualche gabbiano premuroso.

Questa magia della Costa Viola ha stimolato il mio interesse per tutti i fenomeni che riguardano l’ambiente e il mondo animale nella sua interezza. Un interesse che, negli anni, si è fatto passione e ha segnato un ulteriore passaggio alla fotografia naturalistica. Questa forma di espressione, mi consente di esternare quotidianamente il legame con la mia terra, di compiere ricerche che mi danno emozioni uniche e che provo a condividere.

Nel corso del tempo, il contatto con la Flora e la Fauna della Marinella si è fatto consapevolezza e ha fatto sorgere in me un sentimento di protezione nei confronti di questo luogo da fenomeni dilaganti come l’inquinamento e l’incuria dell’uomo. Immortalare la bellezza e la generosità della Natura in questi territori è un modo per sensibilizzare al loro rispetto, costante. Lo considero il mio piccolo contributo a una terra nella quale ho avuto il privilegio di nascere e crescere, e che vorrei immaginare così bella per sempre come dice Leonida Repaci: “Utta a fa’ jornu c’a notti è fatta”.

Sergio Marafioti

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