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«Calabria terra irrecuperabile». Corrado Augias forse parla a vanvera: venga a viverci

Duri e sprezzanti i giudizi sulla regione dati dal giornalista all’indomani dell’ultima inchiesta del procuratore Nicola Gratteri. Ma è facile parlare da lontano, senza sapere né capire

Franco Laratta

Nel corso di ‘Quante Storie’ su Rai 3, Corrado Augias ha descritto la Calabria di oggi, partendo dall’ultima indagine di Gratteri, dando giudizi durissimi e sprezzanti: «La Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano. La mia opinione personale vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata. Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’inferno, vive con 4 carabinieri intorno…».

Corrado Augias

Anche Romano Prodi, a me personalmente, ebbe a dire ‘La Calabria è irredimibile’. E tanti altri lo dicono. E tantissimi altri lo pensano.

Sono giudizi durissimi e sprezzanti.

Ma non è ‘dicendo’ il contrario di Augias o di Prodi, come fa, seppure lodevolmente, Laratta, che si risolve il problema.

Semmai lavorando sodo affinché dal fondo in cui oggi ci troviamo, PERCHÉ SIAMO NELLA MELMA!, per responsabilità altrui, ma anche nostre, noi calabresi che stiamo in Calabria, con i fatti e la necessaria risolutezza e convinzione; insieme con la operosa collaborazione dei calabresi in diaspora (in Italia e altrove nel mondo); nonché dei tanti non calabresi che amano la Calabria, si possa riemergere, con dignità, recuperando il rispetto che ci è dovuto.

È difficile!

Si è difficile! E allora?  Stiamo fermi? Aspettiamo? Stiamo a vedere come va a finire? Riesumiamo i Borboni? Invochiamo la rivoluzione? Facciamo spallucce come se il problema non ci riguardasse o fosse più grande di noi? Emigriamo?

O proviamo a fare ognuno la parte che può?

Qui ed ora, alzando gli occhi dal proprio ombelico, guardandoci intorno per fare rete, volgendo lo sguardo verso orizzon ti comuni di libertà e dignità.

Ma la migliore risposta a Corrado Augias la possiamo dare facendo ricorso ad un poemetto meraviglioso di Leonida Repaci: Quando fu il giorno della Calabria… 

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